2.3 LUCA RONCONI

1. di G. Acerboni, John Gabriel Borkman da

Ibsen a Ronconi in Luca Ronconi e il suo

teatro, I. Innamorati, Roma, Bulzoni

Editore, 1996 pp. 109-119.

Il saggio propone una lettura profonda e particolareggiata delle modifiche e delle scelte registiche apportate da Ronconi per il suo John Gabriel Borkman televisivo.

Le linee di fondo che lo muovono sono : l’eliminazione del naturalismo, l’eliminazione degli elementi da commedia per la predilezione di un tono tragico.

Viene compiuta così un’analisi al minutaggio per rendere visibili le modifiche apportate.

2. R. Alonge,  Ronconi da Ibsen a Ibsen in

Dal testo alla scena, studi sullo spettacolo

teatrale, Torino, Tirrenia Stampatori,  1984.

Alonge  delinea un quadro di due spettacoli ibseniani di Ronconi: il primo è Spettri, allestito al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel giugno ’82 e il secondo è l’allestimento televisivo di John Gabriel Borkman. Ne vengono individuati i motivi chiave; le letture precise degli infiniti sottotesti che offre Ibsen. Nel primo, la lettura di Ronconi predilige la coppia Elena–Manders; nel secondo si nota un tragico effetto per epurare il testo di naturalismo e così il tema prediletto viene ad essere la rivalità fra le due sorelle.

3. di F. Gavazzi, Jhon Gabriel Borkman, al di

là del naturalismo in Luca Ronconi e il suo

teatro, I. Innamorati, Roma, Bulzoni

Editore, 1996, pp. 59-65.

L’incontro di Ronconi con Ibsen avviene attraverso il Laboratorio di Prato durante il quale lavorava su linee di ricerche diverse da quelle poste in campo da Ibsen. Il regista stava lavorando sull’ importanza della parola; il drammaturgo si incentra sull’importanza del personaggio.

Ad essere analizzato è John Gabriel Borkman in versione televisiva. Se ne analizzano il trattamento drammaturgico, spaziale e i movimenti di camera tutti volti a diminuire l’aspetto naturalistico del dramma.

4. C. M. Giammarini, Luca Ronconi, progetto

domani, Milano, Ubulibri, 2007.

Fin dal titolo, “Domani”, questo progetto sembra aprire un interrogativo tra la speranza e il timore. Le domande che si cerca  se non altro di formulare in modo corretto nella trattazione sono complesse e mettono in causa il futuro stesso del teatro. Infatti, se e come il teatro sarà in grado di sopravvivere dipende in buona parte dalla capacità di allargare il suo orizzonte superando in primo luogo schemi drammaturgici che sono ormai logori. Partendo dal presupposto che ciò è possibile, oltre che auspicabile, tratta della messa in scena di forme drammaturgiche assai diverse tra loro: da un classico come Shakespeare al contemporaneo Edward Bond, passando per tre scritture che comprendono anche Henrik Ibsen.

5. M. Lenti, Luca Ronconi. Un’idea di teatro. 

Conversazioni e testimonianze, Milano,

Feltrinelli, 2011.

“Che in qualche modo avrei finito per fare teatro, l’ho sempre saputo, da quando ero piccolo così”. Inizia con queste semplici ma accattivanti parole un’intervista a Luca Ronconi condotta da Maddalena Lenti presso il casale umbro del grande maestro, ed ora qui pubblicata, in un testo che ne restituisce la vibrante intensità. In un susseguirsi di domande discrete ma penetranti, e di risposte talora velate di riserbo ma sempre illuminanti, emerge il profilo, personale e insieme professionale, di uno dei più grandi registi del nostro tempo, il cui lavoro è stato definito, fin dagli anni Settanta, “il punto di confluenza più nitido e sicuro delle diverse spinte innovative della scena italiana”. La conversazione con il regista è corredata dalla viva testimonianza offerta da alcuni attori, intervistati a loro volta dall’autrice, che hanno lavorato con Luca Ronconi: Riccardo Bini, Franco Branciaroli, Massimo De Francovich, Franca Nuti, Giacinto Palmarini, Massimo Popolizio; nonché Alberto Zedda e Gianfranco Mariottti, rispettivamente direttore artistico e sovrintendente, del Rossini Opera Festival.

6. F. Quadri e A. Martinez, Luca Ronconi e la

ricerca di un metodo, Milano, Ubulibri,

1999.

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