1.1 VIA CAPO LE CASE

Il tipo di vita che Ibsen condusse a Roma aiuta a capire perché egli venne in Italia. Per lui era necessario fuggire da un mondo limitato, da una morale piccolo borghese, ma era soprattutto importante trovare un ambiente accogliente e una ispirazione al lavoro.

La sua poesia offre la migliore conferma che in Italia egli trovò quanto cercava. Malgrado la difficile situazione economica in cui visse durante i primi due anni, egli trovò la forza di scrivere un’opera come Brand e di porre mano al Peer Gynt.

Roma poteva, però, anche tentare Ibsen a vivere nel “dolce far nulla”. Molti suoi amici descrivono con puntigliosa precisione i loro incontri nelle trattorie, nelle osterie, al caffè. A salvare Ibsen da un’esistenza bohème fu la sua antica abitudine a scandire il giorno con pedantesco ritmo. Si alzava presto ogni mattina e dedicava le prime ore alle sue opere, alla corrispondenza e alla contabilità, oppure faceva passeggiate attratto dalla ricchezza dei tesori culturali offerti dalla città.  Lo si poteva incontrare facilmente nel “Circolo Scandinavo” a Palazzo Correa, dove leggeva i giornali ed i libri o giocava a carte con gli amici. Le ore serali le dedicava di nuovo alle passeggiate in Roma, o si ritrovava con gli amici in una di quelle piccole osterie dove non mancava mai il buon vino.

Negli anni successivi al 1866 – quando la sua situazione economica era migliorata – Ibsen potè permettersi di invitare gli amici a casa sua. Il suo alloggio era situato in via Capo le Case. Qui egli prese dimora al rientro da un soggiorno estivo a Genzano. Nell’autunno inoltrato lo raggiunsero, dalla Scandinavia, la moglie Suzannah e il piccolo Sigurd.

Via Capo le Case si trovava allora proprio al centro del cosiddetto “Quartiere degli stranieri”.

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Durante il primo e più lungo dei suoi soggiorni a Roma, negli anni 1864-1868, la famiglia Ibsen prese in affitto una modesta stanza dal “droghiere” Natale Lorenzani al n.55, nella zona centrale di Via Capo le Case, quasi di fronte al n. 17 dove era il “caffè degli artisti”, molto frequentato da Ibsen.

Nel 1878 la famiglia di Ibsen arriva a Roma, dove prende alloggio in un appartamento di Via Gregoriana al n. 46, ma poco dopo si trasferisce in Via Capo le Case. Ma questa volta in un appartamento più spazioso, al n. 75. Ibsen non era più “il povero” ed ora anche il figlio Sigurd, che aveva cominciato a frequentare l’università di Roma, aveva bisogno di maggiore spazio.

Oggi la parte alta di Via Capo le Case, in cui Ibsen abitò negli anni 1878-85, è stata ribattezzata Via Francesco Crispi e sulla casa (N. 55c) in cui egli visse, i suoi ammiratori posero una pietra commemorativa con su scritto:

Esule volontario dalla natia Norvegia – questa casa – ove scrisseBrand e meditò Peer Gynt- abitò lungamente – a nuove verità profonde – a nuove audaci bellezze – dischiudendo il genio prodigioso – indagatore del destino degli uomini. Creatore di pensieri e figure immortali. Al poeta, alla mirabile arte sua nordica rifiorita sotto il cielo latino.

Società Italo Scandinava in Roma – VII Luglio MCMX – .

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