2.4 MASSIMO CASTRI

1. R. Alonge, La scoperta della “Commedia”

nell’Ibsen di Castri in Dal testo alla scena, 

Torino, Tirrenia Stampatori, 1984.

Alonge elogia apertamente l’operazione “comica” di Castri, parlando di una certa necessità di recuperare all’interno di Ibsen la vera matrice ctonia, oltre quelle sempre utilizzate drammatiche e moraliste, portatrici di valori etici.

Ne loda dunque la riscrittura drammaturgica e le giuste intuizioni sceniche.

Al pari elogia la rivisitazione di Hedda Gabler, scevra di rifacimenti testuali, ma proficua di innovazioni sceniche

2. R. Alonge, Lungo viaggio verso il silenzio.

L’allestimento di Massimo Castri

del “Piccolo Eyolf” di Ibsen, Torino, Tirrenia

Stampatori, 1985.

Massimo Castri scrive che Ibsen “è il fratello gemello di Freud, vivono entrambi la grande stagione di fine Ottocento…”

Roberto Alonge ci dice che Castri ha avuto l’intuizione di buttarsi alle spalle l’interpretazione di un Ibsen cantore di idealità civili e progressive. Nota come l’universo ibseniano gli appaia incentrato sullo scontro uomo–donna, maschio–femmina come i due poli della comunicazione teatrale. Da un approccio sociologico passa quindi ad un approccio psicoanalitico, delle profondità nascoste e silenziose dell’ inconscio appigliandosi anche alle letture di Freud e Groddeck.

3. E. Capriolo, Ibsen postborgherse,

Milano, Ubulibri, 1984.

E’ un documento in cui si cerca di ricostruire documenti di prima mano, diari di lavoro, materiali di regia degli spettacoli ibseniani di Massimo Castri. Idoneo a ricostruire il processo artistico e tecnico che aveva portato alla creazione dello spettacolo.

La donna è letta come oggetto sessuale e proiezione inquietante della destabilizzazione del maschio, sempre più in crisi di identità – da don Giovanni a Parsifal – e impaurito da un femminile che pure tra tabù e coscienza, fatica a trovare la sua, ad uscire – sostiene Massimo Castri – dai cattivi miti culturali dell’invidia del pene o del rimpianto di non essere uomo, come succede a Hedda Gabler.

4. di A. Esposito Massimo Castri: il lavoro

drammaturgico su Pirandello e Ibsen in

Massimo Castri e il suo teatro, I. Innamorati,

Roma, Bulzoni, 1993 pp. 103-118.

Già ben nota e studiata l’influenza che ha avuto Ibsen su alcuni dei principali drammi Pirandelliani, tanto da dare il via a numerose conferenze sul tema. Antonella Esposito parte da un’ analisi del rapporto di Castri prima con i testi di Pirandello per poi passare all’ ottocentesco Ibsen. Giunge alla conclusione che il regista, con le sue interpretazioni, è riuscito a liberare critici e intellettuali dalla caramellosa convinzione del femminismo ibseniano per porre l’attenzione al sostrato favoloso e leggendario dei capitalisti e dei superuomini borghesi.

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